Robert Rodriguez é un maestro (assieme a Quentin Tarantino) dei film d’exploitation in chiave moderna. Un genere di film che, mettendo da parte i valori artistici, risalta scene di violenza ed offre agli spettatori una visione cruda della realtà.
Sì, ma cosa c’entra Rodriguez col lavoro agile? Ve lo spiego. Dovete, però, aver presente la scena del film Machete nella quale fuoriuscendo da una potente esplosione, l’assassino a cavallo di una moto, strazia i suoi nemici con una mitragliatrice. Machete uccide. È proprio questa improbabile scena ad essersi palesata nella mia mente quando ho letto che il lavoro agile uccide.
La cultura aziendale é in pericolo?
Le prime notizie riguardo agli “efferati delitti” commessi dal lavoro agile provengono da oltreoceano, ed esattamente dagli USA, dove l’indiziato si fa chiamare remote work. Del resto, l’effetto post-pandemico del ritorno forzato in ufficio, ha avuto ripercussioni anche nella culla dei cambiamenti e delle innovazioni. Sembrerebbe, quindi, che questa volta la leva per contrastare il Cambiamento sia quella di puntare sulla cultura aziendale. La mancata presenza di un organico fisso in sede distruggerebbe le credenze, le norme e i valori importanti di un’azienda. Lo definirei un approccio distruttivo al lavoro agile.
Ma, partiamo dall’inizio, cosa si intende per cultura aziendale? Sintetizzando alcune moderne definizioni possiamo schematizzare la cultura aziendale come l’unione dei seguenti tre punti:
- Valori. Possono far parte di questa categoria la condivisione dei risultati, l’efficienza, l’inclusione o la trasparenza. Sono piccoli mattoni che compongono le fondamenta di un’azienda.
- Fiducia reciproca. Spesso è ottenuta attraverso il supporto vicendevole e una comunicazione aperta e informale, con lo scopo di una proficua collaborazione.
- Stile di lavoro. Sono le regole che permettono che tutto funzioni nel migliore dei modi, inclusa la gestione dei conflitti, l’atteggiamento o i flussi di rilascio di un prodotto.
Definita la cultura aziendale, le prossime domande che mi vengono in mente sono:
- Attraverso quale modalità un’azienda definisce valori, fiducia e stili di lavoro sintetizzati all’interno della propria cultura aziendale?
- In che modo i dipendenti scelgono volontariamente di aderire alla cultura aziendale?
Perché, badate bene, non sono passaggi automatici. La cultura aziendale, inoltre, non è statica, ma muta nel tempo, si adatta ai cambiamenti. É un processo sinergico e condiviso di continuo affinamento. Perciò, prima di incolpare il lavoro agile dell’uccisione della cultura aziendale, occorre essere sicuri che l’azienda abbia effettivamente attraversato in maniera virtuosa i processi per la costruzione di valori, fiducia e stile di lavoro. E, qualora, fosse realmente presente una cultura aziendale universalmente riconosciuta, occorre essere sicuri che essa sia positiva!
Il luogo di lavoro
Come possa il luogo di lavoro entrare a far parte di tali processi costitutivi, è ancora ignoto. Quali valori possa mai rappresentare lo spazio antistante la macchinetta del caffè è ancora oggetto di studio. Come possa un tramezzino, consumato al bar dell’angolo, migliorare lo stile di lavoro è difficile da immaginare. Eppure alcuni manager ritengono che un knowledge worker in lavoro agile, non presente in ufficio, uccida la cultura aziendale.
Serial killer di cattive abitudini
In realtà, pensandoci bene, il lavoro agile potrebbe potenzialmente essere un serial killer, ma non di culture aziendali. Seguitemi, prendiamo la legge 2017/81, che definisce il lavoro agile, all’articolo 18:
Le disposizioni del presente capo [lavoro agile ndr], allo scopo di incrementare la competitività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, promuovono il lavoro agile quale modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa. […]
É il legislatore stesso che conferma ben 5 “omicidi” da parte del lavoro agile:
☠️ Scarsa competitività. La formulazione di questo articolo é cristallina. Il lavoro agile uccide tutte le pratiche non competitive, perché migliora la gestione dei processi aziendali. Una migliore gestione rende maggiormente competitiva l’azienda.
☠️ Stress degli orari di lavoro. Un lavoratore che riesce a gestire il proprio tempo riesce a bilanciare le attività lavorative con i propri impegni familiari. Un lavoratore felice é un lavoratore più produttivo.
☠️ Progettazione waterfall. Grazie al supporto della metodologia Agile la progettazione viene organizzata a cicli con focus sugli obiettivi. Grande importanza viene data alla retrospettiva e all’affinamento dei processi.
☠️ Ufficio. Il lavoro agile si astrae dallo spazio, inteso come luogo fisico, e dal tempo. L’assenza di vincoli viene bilanciata da una maggiore responsabilizzazione.
☠️ Obsolescenza. Le modalità di svolgimento del lavoro agile impongono di essere efficienti dal punto di vista tecnologico. L’archivio cartaceo lascia il posto al Cloud e il telefono si trasforma in una chat con canali tematici.
I testimoni
Per fortuna a scagionare il lavoro agile dall’accusa di aver ucciso la cultura aziendale ci sono testimoni d’eccellenza, il Washington Post ha pubblicato un ottimo articolo in merito. Un caso di particolare importanza è rappresentato dall’azienda Gitlab che, attraverso un handbook, mostra pubblicamente come viene gestita un’azienda full-remote di circa 1.700 dipendenti. In questo manuale viene descritta la cultura aziendale, la mission, ma anche come gestire i conflitti o quali sono le fasi di rilascio del prodotto.
Giunti a questo punto e, uscendo dalla metafora, possiamo dire che il lavoro agile genera abitudini virtuose che rendono competitive le aziende e felici i dipendenti. Le aziende che abbracciano il Cambiamento sono sempre più numerose, veri testimoni per chi é ancora scettico.