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Simone Vellei

👨 Senior Backend Developer at Cybus | ☁️ Cloud Adept | 🐧Linux/IoT Expert | 🏝️ Full-remote Addicted

Se è troppo porno, tolgo

Se l’Italia fosse un utente internet alla ricerca di emozioni su siti porno, sono sicuro accederebbe alla categoria “Burocrazia” o, magari, “Tecnofobia”, inventate e create sul momento ad uso e consumo del bel Paese. C’e un amore viscerale per tutto ciò che prevede soluzioni pressappochiste, fuori da ogni realtà tecnica e di buon senso. L’aria è pervasa da un misto di sadomasochismo delle scelte tecniche guidate da burocrati e quella sensazione che, se ci fosse un Great Firewall come quello cinese, quasi quasi qualcuno godrebbe nell’aver applicato l’egemonia di uno stato etico. Per cui parliamo di porno, ma se è troppo, ditemelo, che tolgo.

Siamo una grande famiglia (e questo è un problema)

Il mito della grande famiglia è un concetto che ha radici profonde nella cultura aziendale italiana. Quante volte hai sentito questa frase durante un colloquio, in un meeting o come risposta ad una critica? Suona rassicurante, quasi affettuosa. Ma la verità è che, nel mondo del lavoro, questa è una delle frasi più tossiche che un manager possa pronunciare. Non è un invito alla collaborazione, ma un trucco emotivo per chiedere disponibilità illimitata, sacrifici non retribuiti e obbedienza cieca.

NATS as broker for my home server

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Questo post è stato originariamente scritto in inglese e tradotto in italiano tramite AI. Se noti errori di traduzione o passaggi poco chiari, segnalamelo pure.

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Uno dei miei ricordi d’infanzia è legato all’abitudine di mia zia di fare l’impasto per la pizza. Era il suo modo preferito per rilassarsi. Potrebbe sembrare normale, se non fosse che lei faceva la panettiera di mestiere. Ironico, vero? Il lavoro stesso che poteva essere fonte di stress era diventato il suo modo per staccare. La cosa buffa è che, dopo essere diventato sviluppatore software, mi sono ritrovato nella stessa identica situazione. Amo programmare, ma a volte ho bisogno di farlo per rilassarmi. Ed è esattamente quello che è successo quando ho iniziato a sviluppare il mio home server.

Referendum 2025, la parola ai dati

Stavo sbagliando tutto: starmene fermo tutto quel tempo, zitto, immobile. Bisogna muoversi veloci, sempre più veloci: dribbling stretti, passaggi rapidi, tutto di prima. Bisogna spiazzarli. (Ciro Ascione - Sud)

Mancano pochi giorni al referendum del 2025, che si terrà l'8 e il 9 giugno. Saremo chiamati a votare per cinque quesiti e, complice la scarsa copertura mediatica, ritengo che pochi abbiano compreso appieno le motivazioni, siano esse del sì o del no. In questo articolo cercherò di fare un po’ di chiarezza, e condividerò lo studio che ho fatto per prepararmi al voto.

Running NATS on a FreeBSD Jail

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Negli ultimi mesi ho giocato con FreeBSD e le mie schede embedded Rock64 [1] [2]. Mi sono davvero divertito con l’esperienza e ho voluto passare al livello successivo sperimentando con le FreeBSD jails. Sono rimasto sorpreso da quanto fosse facile (e logico) creare e gestire un ambiente isolato. Ho anche notato che i comandi di basso livello sono stati incapsulati in interfacce più user-friendly (come bastille), rendendo l’esperienza complessiva molto più piacevole. Per avere un vero esempio di un microservizio in esecuzione in una jail, ho deciso di provare con NATS.

3 anni da remoto, 12 lezioni imparate

Ho sempre sognato di lavorare da remoto. La possibilità di gestire il mio tempo, di lavorare da qualsiasi luogo e di conciliare meglio vita personale e professionale sembrava un’utopia fino a pochi anni fa. Intendiamoci, ci sono stati Paesi precursori, come gli Stati Uniti, dove il lavoro da remoto, oggi, è una realtà consolidata, o i paesi scandinavi, dove la flessibilità lavorativa rappresenta una prassi diffusa. Ma in Italia, fino a pochi anni fa, il lavoro da remoto era considerato un vero e proprio tabù. I motivi? Ho passato l’intera vita professionale a pormi questa domanda e, nel contesto italiano, la risposta principale è sempre stata la stessa: il fattore culturale.